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 LUCE  DI MILLE SOLI 

di  Romano Maria  Luisa

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foto : ACCADEMIA DELLE STELLE

OPHYTE E IL SERPENTE AUREO

di 

Romano Maria Luisa

PRIMA PARTE

 

Marche. Offida nel Piceno, a metà strada tra Ascoli Piceno e il mare Adriatico. La sua storia tra medioevo e Longobardi... le sue bellissime chiese... Una tra le tante, imponente e interessante, dalla superba architettura è Santa Maria della Rocca, XIV secolo, che marca il punto più alto del paese antico e sembra sospesa sui CALANCHI, dove la naturale erosione del terreno ha dato vita qui ad un paesaggio singolare e di grande impatto visivo. Nella chiesa di S. Agostino sono conservati i resti del Miracolo Eucaristico avvenuto a Lanciano in Abruzzo nel 1273. Questo avvenimento si celebra ogni anno il 3 di maggio, con la festa della Croce Santa. Da febbraio a marzo si festeggia il carnevale d’Offida. In questo paese, tanto ricco di fascino quanto d’antichissima storia, vi è una strada dal nome veramente interessante, appunto via del Serpente Aureo. Mi accorsi che questo nome spalancava diverse porte sull’affascinante mondo al quale poteva essere appartenuto. Quanto segue è ciò che è emerso dalla mia ricerca.

 

Esaminando questa lunga via con attenzione si capisce il perché del suo affascinante nome. Facciamo qualche passo indietro nel tempo. Isola di Rodi o Rhodus (Rhodos, Rhodes) anticamente chiamata Aethraea e Ophiussa o Ophiusa. Tra le varie leggende circa la sua origine si narra fosse stata fondata da Tlepolemus, figlio di Ercole. Rodi possedeva 3 centri Dorici, Lindus, Ialysus e Camirus, queste città con Cos, Cnidus, e Alicarnasso formavano la Esapoli Dorica. I suoi abitanti furono grandi navigatori, più volte alleati di Roma nelle guerre che si succedettero in quel tempo. Si narra che nella città d’Offida anticamente fosse adorato un serpente d’oro, “il serpente aureo”.

 

Lo storico offidano Allevi ci dà notizia della sua ricerca e ritrovamento in Offida di un tempio “...e seguendo il filo di una tradizione locale, che mette in questi dintorni la esistenza di un tempio, denominato dal Serpente Aureo, io ne cercai e ne rinvenni gli avanzi in un podere del mio valoroso amico Giovanni Mastrangelo. Sono reliquie a breve distanza dalla città, dal lato di tramontana, sulla cima di un colle coperta un giorno da boschi, come ci lasciava indovinare il nome stesso di Macchie rimasto dalla contrada. Fra una materia di grossi mattoni e mattoncelli a miglia, di tegole piatte e convesse, di pezzi di travertino, di qualche avanzo d’intonaco dipinto seppelliti a breve profondità, ho tornato a luce una cripta scavata nel suolo e rivestita di stucco, dalla quale non è improbabile, che i sacerdoti rendessero i responsi, se egli è vero che il tempio di Ophite fosse sede di un oracolo”.

 

Viene da chiedersi com’è possibile –secondo la nostra concezione moderna – chiedere responsi ad un “serpente” a meno che non lo si ritenesse simbolo di un’alta divinità. Per comprendere questo si deve volgere lo sguardo alla mitologia.

 

Asclepio ed il serpente. Asclepio è figlio d’Apollo e della bellissima ninfa Coronide. La leggenda narra che Coronide incinta fu colpita a morte da una freccia di Diana (nome latino di Artemide). Il corpo di Coronide fu poi deposto su un rogo e Mercurio la fece partorire. Apollo poi prese suo figlio Asclepio e lo portò dal centauro Chirone sul monte Pelion chiedendogli di allevarlo per lui. Fu nutrito da Trigona. Lì imparò tutto sulle arti di guarigione e divenne un grande medico. Atena gli affidò due vasi contenenti il sangue della Medusa Gorgone. Il sangue della parte destra della Medusa riportava in vita e quello della parte sinistra uccideva (nella via induista queste due energie si chiamano Ida e Pingala - n.d.a.).

 

Asclepio scelse di utilizzare il sangue della parte destra per riportare i morti in vita, e questo non piacque a Zeus, il quale temeva che l’umanità potesse imparare a sfuggire del tutto alla morte. Perciò lo uccise con un fulmine, ma, per richiesta di Apollo, fece di lui una costellazione: la costellazione Ofiuco-Serpentario. Asclepio è rappresentato come un uomo con la barba, lunga veste, spesso a petto nudo, appoggiato ad un bastone attorno al quale si attorciglia un grosso serpente. Vi era un tempio circondato da una zona di fitti cespugli, in nome di Asclepio (Esculapio poi per i Romani) ad Epidauro, il cui culto viene introdotto a Roma nel 293 a.c. I serpenti erano sacri a lui poiché simboli di rinnovamento, per via della muta annuale e si credeva avessero il potere di scoprire le erbe curatrici. Si narra che i discendenti d’Asclepio avessero il loro centro presso Cos e Cnidus. Erano una casta di sacerdoti e la conoscenza della medicina era un sacro segreto tramandato, in queste famiglie, di padre in figlio.

 

La leggenda narra che Asclepio ebbe due, forse tre figlie: una si chiamava Panacea ed era una dea greca simbolo della guarigione per mezzo di erbe mediche. Un'altra, Igiea o Igea, divinità rappresentante la salute fisica e spirituale, corrispondeva a Salus la dea romana della salute. Igea era rappresentata come una vergine, con una lunga veste, che nutre un serpente da una coppa. In molte antiche religioni si parla di serpenti dai poteri creatori. Basti vedere il serpente di bronzo che Mosè piantò nel deserto oppure la verga di Aronne che prese vita trasformandosi in un serpente davanti al Faraone in Egitto. In ogni parte del mondo vi è una tradizione con il simbolo del serpente.

 

 

Nella leggenda del Guerrin Meschino propria delle Marche, questo cavaliere, cercando le sue vere origini, viene a sapere da un oracolo che la sola persona al mondo che potrà dirgli di chi è veramente figlio è la Sibilla che vive nel monte, (il Monte Sibilla appunto). Egli vi giunge e, pur essendo stato avvertito di uscirne prima dello scadere di un anno, vi rimane, fuggendo poi per paura di aver peccato. Si narra che ogni sabato notte la Sibilla e le sue ancelle si tramutavano in serpenti. Le donne-serpente, o pitonesse, dette anche Pizie, sacre ad Apollo, anticamente erano sacerdotesse con le doti di profezia, tanto sacre che addirittura i Re ne chiedevano responsi. Tali sacerdotesse sapevano leggere e ascoltare il silenzio, che vi era nel vento, o addirittura il muoversi delle foglie, traducendolo poi in ciò che era definito profezia; quel silenzio, quella pace, erano anche interiori. Era anche una lettura aurica, nonché spirituale degli eventi e delle persone. Recatosi dal Papa egli ne implora il perdono, e la leggenda ci tramanda che il cavaliere non fu subito perdonato “neanche se fiorisce il bastone pastorale..” sembra gli sia stato detto. Fatto sta che fugge, ormai perduto e rientra nel “dissoluto” mondo entroterra della Fata. Si narra che il terzo giorno fiorì il bastone pastorale del papa il quale lo mandò subito a chiamare ma troppo tardi. Nulla si seppe più del Guerrin Meschino.

 

Visitai Offida in un giorno di fine maggio nel 1999, e notai subito il nome di via del Serpente Aureo. Percorsi la via fino a S. Maria della Rocca, e una volta lì mi voltai a guardare indietro verso il centro di Offida. Ebbi la percezione di vedere, riconoscere qualcosa che conoscevo già, solo che, come spesso capita, non seppi metterlo a fuoco li per lì. Tornata a Roma accesi il mio computer e gettai uno sguardo su alcune mappe di costellazioni che avevo. Ed era lì. Davanti al mio sguardo stupefatto vi era la costellazione di Ophiucus che rispecchiava esattamente il percorso centrale di Offida. Riuscite ad immaginare la mia meraviglia? Ho iniziato le mie ricerche da lì, e non sono ancora finite. Ora mi rivolgo a voi amici lettori; possiamo chiederci quale fosse il pensiero, il credo, degli abitanti dell’isola di Rodi, nel fondare una città dalla forma non solo di un serpente ma di una costellazione nella quale vivrebbe eternamente un loro eroe simbolo di luce, Ophiucus (Asclepio, la divinità di Ophiusa), Serpentario= Offida.

 

 

Ophis significa serpente in greco, dalla radice oph- e Ophiucus sarebbe “colui che tiene il serpente”; infatti nella leggenda della costellazione troviamo Ophiucus-Asclepio, un ideale figura d’uomo, che avvolto dal serpente, ne stringe un capo in ogni mano. E’ probabile che un tempo, via del Serpente Aureo fosse il nome di tutto il tratto, che va attualmente dall’inizio di via Roma dove si trova S. Maria della Rocca, attraversa Piazza del Popolo, percorre la stessa via del Serpente Aureo fino a Piazza della Libertà. Via del Serpente Aureo è lunga all’incirca 660 metri. La testa -caput- di OphiucusApollo del Belvedere IV secolo a.c. Musei Vaticani. Roma 4 Serpentario-costellazione, è visibile infine nella via-tracciato, da S. Maria della Rocca all’incirca fino metà di via Roma. La coda -cauda- riparte dai pressi di Piazza del Popolo fino a piazza della Libertà dove si trovano le antiche mura. Il percorso centrale del paese presenta qualche modifica, ma già dalle prime mappe dell’800 è possibile avere conferma di quanto già detto.

 

Mi scuso con il lettore per essermi ripetuta tanto nei nomi, ma si capirà vista la particolarità del tema terra-cielo. La costellazione, le mappe e le misurazioni saranno materia di studio nella seconda parte di quest’opera. La costellazione di Ophiuchus Offida dunque è una città fondata da uomini che sapevano leggere i cieli, (il serpentario si vede ancora sui cieli delle Marche all’inizio del mese di giugno), ma che fondavano centri dove il cielo poteva essere unito alla terra. Un auspicio di futura fortuna e prosperità? Di certo per loro era anche un aggancio spirituale con il cielo.

 

Anticamente non era cosa rara che un popolo si spostasse alla ricerca di una terra “promessa”. Un oracolo aveva forse parlato loro di questa terra dove singolarmente la conformazione terrestre poteva accogliere con straordinaria similarità la loro fusione cielo-terra? Sicuramente si. Possiamo immaginare questi nostri lontani amici giungere dall’Adriatico e inoltrarsi in queste terre a loro sconosciute, giungere vicino ai calanchi, osservare increduli questa terra ospitale, fertile, e così incredibilmente simile a quanto da loro ritenuto divino.. “..troverete un luogo che unisce il vostro dio nel cielo sulla terra..” forse queste erano le parole di un oracolo?

 

Seguirono forse una traiettoria indicata dalla costellazione Ophiucus per trovare il luogo? Gli antichi credevano nell’energia che scaturiva dalla terra stessa. Per questo proprio sopra i Calanchi? Sappiamo che Rodi poi creò e custodì una delle sette meraviglie del mondo, appunto il Colosso di Rodi, quindi i suoi abitanti erano costruttori capaci di grandi opere. Devo aggiungere qui che iniziai questa mia ricerca nel 1999. Al tempo scrissi la mia ipotesi che i primi abitanti o fondatori di Offida provenissero dall’isola di Rodi. Oggi, nel 2003, in corso d’opera, leggo con sorpresa, ed è per me una conferma entusiasmante, nel libro di Guglielmo Allevi che ho potuto consultare presso e grazie alla cortesia della biblioteca comunale di Offida, che egli aveva scritto la stessa ipotesi: “…e il suo nome restituito alla primitiva forma d’Ophyte, troverà bel riscontro nell’isola di Ophiusa, appo gli antichi così nominata da’ suoi serpenti, innanzi che si chiamasse Rodi dalle molte rose che ivi fioriscono…”. Ma vogliamo chiederci ancora: perché il nominativo Serpente Aureo? Per via della leggenda del serpente d’oro? Per via della costellazione? Forse erano a conoscenza del pi greco? Avevano conoscenze di Ermetismo e Alchimia?

 

Sicuramente si. I loro sacerdoti, -coloro dalle doti sacre-, erano capaci di leggere il cielo e la terra, il numero, la geometria e l’astronomia, il punto, il tratto e la linea. Pensiero, vibrazione, azione, la Sezione Aurea. Sapevano che ogni frequenza corrisponde ad una forma e viceversa. Arti da loro ritenute della massima sacralità. Apollo era padre d’Asclepio, ma anche una delle maggiori divinità greche, dio della luce solare, Helios, il Sole, che più tardi diverrà il Colosso di Rodi. Asclepio voleva donare agli uomini l’immortalità, come Prometeo, e il serpente n’era la rappresentazione. Serpenti e draghi gli erano consacrati e a lui era sacrificato il gallo. Il serpente ancora oggi nella via spirituale induista, come per gli alchimisti, sarebbe l’energia o Kundalini che giace alla base della colonna vertebrale, la dea dormiente o sposa divina, un serpente di luce -serpente aureo- capace di viaggiare verso l’alto per sublimare l’energia dell’uomo.

 

Ma torniamo ora alla mitologia che in sé possiede i simboli che ci possono spalancare le porte del tempo e della comprensione. I due primi livelli di lettura sono i seguenti: La leggenda mitologica e La creazione PRIMO

 

LIVELLO: la leggenda mitologica Abbiamo già affermato che Asclepio è figlio d’Apollo e della bellissima ninfa Coronide. La leggenda narra che Coronide incinta fu colpita a morte da una freccia di Diana. Il corpo di Coronide fu poi deposto su un rogo e Mercurio la fece partorire. Apollo poi, preso suo figlio lo portò dal centauro Chirone sul monte Pelion chiedendogli di allevarlo per lui. Fu nutrito da Trigona. La ninfa Coronide è incinta di Asclepio, figlio di Apollo, il sole, quando è colpita a morte da una freccia della sorella gemella di Apollo, Diana-Artemide. Coronide significherebbe corvo e nel linguaggio alchemico i neri corvi sono simboli d’oscurità, quindi Coronide sarebbe un simbolo del buio, ma aspetta un figlio da Apollo, il dio della luce. Diana la colpisce con una freccia. Diana-Artemide è l’aspetto femminile del dio Apollo, il chiarore, la luna. Coronide è deposta su un rogo -dove è ovvio che brucerà diventando cenere- ma prima Mercurio farà nascere Asclepio.

 

SECONDO LIVELLO: la Creazione Il buio, prima della nascita del tutto -universo-, contiene già in sé il frutto, l’offerta, la creazione, ma ancora in uno stato inglobato, racchiuso. Viene all’improvviso colpito da una freccia di luce, il pensiero. Darà luce alla vita. Non è un caso che qui in Offida si festeggia un carnevale dall’antichissimo sapore, in cui si ritrovano ancora tracce dei Baccanali greci e dei Saturnali romani. Bacco-Dionisio, il protettore del vino, i cui simboli sarebbero la verga, la coppa, e il tralcio di vite. Ancora altra simbologia che indica la via ermetica. Il serpente era il simbolo della materia degli Ermetisti e per questo rappresentava Asclepio. In un secondo tempo è nato il caduceo, ossia l’asta attorno alla quale si avvolgono due serpenti simbolo di Mercurio-Ermete. Il significato resta lo stesso. Oggi simboleggia la medicina e i farmacisti.

 

E’ d’obbligo qui citare uno scritto di profonda saggezza, attribuito a Ermete Trismegisto, il tre volte grande, Ermes per i Greci, Thoth per gli antichi Egizi, così recita:

 

La Tavola di Smeraldo E’ vero, è vero senza errore, è certo e verissimo Ciò che è in alto è come ciò che è in basso, Ciò che è in basso è come ciò che è in alto, Per fare il miracolo di una Cosa Unica . Così come tutte le cose sono sempre state nell’Uno e venute dall’Uno, così tutte le cose sono nate per adattamento della Cosa Unica. Il Sole è il padre, la Luna è la madre. Il Vento l’ha portato nel suo ventre, la Terra è la sua nutrice. Qui è il padre di tutto, il Telesma di tutto il mondo; la sua potenza non ha limiti se viene convertita in Terra. Tu separerai la Terra dal Fuoco, il sottile dallo spesso, dolcemente con gran lavoro. Esso dalla Terra risale al Cielo, subito ridiscende in Terra, raccoglie la forza delle cose superiori e di quelle inferiori. Con questo mezzo tu avrai tutta la gloria del mondo e si allontanerà da te ogni oscurità.

 

E’ la forza forte di ogni forza, perché vincerà ogni cosa sottile e penetrerà ogni cosa solida. E’ in questo modo che il mondo venne creato. Da questa fonte scaturiranno adattamenti innumerevoli il cui mezzo abbiamo indicato. E’ per questo che sono stato chiamato Ermete Trismegisto: perché possiedo le tre parti della Sapienza Universale. Ciò che ho detto dell’operazione del Sole è perfetto e completo. Ad Offida il Serpente Aureo, è fissato -geograficamente- sui calanchi che sembrano zampe di drago. Curioso caso. Via del Serpente Aureo sarebbe un “serpente di luce” che indica nel cielo la costellazione di cui porta il nome, forse per ricordare all’umanità il suo vero compito ossia assurgere ad una “vita superiore”.

 

Da questo punto di vista comprendiamo che i costruttori di una tale incredibile opera non potevano che essere sacerdoti. Esseri che hanno voluto incidere in questa località la parola “infinito” sotto forma di un complesso simbolismo che la rappresenta, in ogni caso, come è sopra citato “Come in alto così in basso.. unire il cielo alla terra per fare il miracolo della cosa unica..”. Con curiosità notiamo che gli Appennini percorrono l’Italia come una spina dorsale, il Nilo attraversa l’Egitto dall’alto in basso come una spina dorsale. Ed è tutto ancora sotto i nostri occhi, come se i landmark lasciati da questi antichi sacerdoti costruttori non si fossero mai deteriorati, e nonostante lo scorrere inesorabile del tempo, come antiche sentinelle, sono ancora lì di guardia al loro segreto.

 

Forse se la nostra umanità tornasse a questi livelli di conoscenza oggi, seguirebbe questo filo d’Arianna e ci apparirebbe davanti all’improvviso come uno schema, un tracciato a raggi infrarossi che è sempre stato lì, da vedere e riconoscere; il profondo significato-sacro-sistema di vita di questi nostri predecessori.

 

Recentemente mi sono recata di nuovo ad Offida, e in una splendida sera di giugno, lì, proprio sopra l’altissima e splendida S. Maria della Rocca che sembra lambire il cielo, brillano ancora alte le stelle di Ophiucus.

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